Thursday, April 23, 2020

secondo

Vladimir arrivò fino alla fortezza Narikala da dove si vedeva la città accarezzata dal fiume Kura. Nelle notti di tregua dei primi anni Novanta, con gli amici Mamuka e Ivan, si ritrovavano in un anfratto delle mura della fortificazione del IV secolo a bere vino rosso fatto in casa e mangiare una versione povera di kachapuri, il pane georgiano ripieno di formaggi e uova. In quelle notti, oltre che scambiarsi gli aggiornamenti dei movimenti delle bande filo-russe e ripassare i protocolli di comunicazione radio o via messaggeri, discutevano animatamente su quale sarebbe stato il futuro della Georgia e di tutto il Caucaso.

Tutti e tre erano ammiratori di Merab Kostava, ma era Mamuka in particolare che non smetteva mai ripetere che l'incidente stradale che aveva ucciso il dissidente georgiano il 13 ottobre del 1989 era una vera e propria esecuzione extragiudiziale, una consolidata tecnica utilizzata dal KGB per togliere di mezzo i dissidenti. Ufficialmente si trattava di uno scontro violento tra due auto nella strada che portava da Tiblisi a Kutaisi al quale, per l'appunto, sopravvissero solo quelli dell'auto che cozzò quella di Merab.

Il dissidente georgiano era stato arrestata più volte durante gli anni di dominio sovietico in Georgia, la prima nel 1956 a soli 17 anni per qualche mese, poi ancora nel 1977, quando Shevarnadze lo spedì insieme a Gamsakhurdia in Siberia. Kostava ci restò per ben 10 anni. L'ultimo arresto fu nella primavera del 1989, per 45 giorni, quando ormai l'URSS stava scricchiolando sempre più. Per motivi differenti, i tre amici facevano risalire il loro impegno in quella orribile guerra tra fratelli alle parole di Kostava. Un cugino di Mamuka aveva anche studiato al conservatorio col poeta e musicista e gli aveva insegnato alcune delle melodie che si accompagnavano perfettamente alcune delle liriche dell'intellettuale e dissidente georgiano. Non era prudente cantare o far troppo rumore in quelle notti. Anche se di tanto in tanto erano imposte delle tregue, specie nelle notti più fredde, i cecchini erano sempre in agguato. Era risaputo che alcuni dei più spietati si nascondessero proprio sulla torre in vetta alla fortezza e, per quanto le tregue di solito fossero rispettate, occorreva non esagerare con la distrazione perché il pretesto per un incidente era sempre dietro l'angolo. E di angoli nella fortezza ce n'erano molti.

Vladimir non aveva mai capito perché i georgiani, sempre in prima fila per nazionalismo e orgoglio linguistico, avessero adottato come proprio il nome "Narin Qala", piccola fortezza, dato dai mongoli alla fortezza quando arrivarono sulle rive del Kura intorno al 1220. Era pur sempre un inno alla potenza e alla resistenza dei giorgiani che astutamente l'avevano costruita dove il letto del fiume si faceva meno fondo e quindi, chiunque volesse avvicinarsi o fuggire per quella valle via acqua era bloccato da sorella rena.

Durante la guerra i bagni sulfurei di Abanotubani a pochi metri dalla fortezza erano chiusi, ma rimanevano comunque un luogo dove far incontri casuali. Nel giro di 500 metri dietro all'ammam della vecchia città si potevano trovare una moschea, una sinagoga e due chiese ortodosse una di rito occidentale e una orientale. Un passato mitico di armonia che consentiva la convivenza pacifica, ma anche prolifica visto che da Tiblisi passavano le comunicazioni e i commerci tra l'oriente e l'occidente per poi arrivare in Europa via Bisanzio.

Nella parte vecchia della città pochi vicoli separavano culture, religioni, tradizioni, lingue e alfabeti che avevano in comune solo la devozione a un unico dio. Nei giorni della guerra l'unico dio capace di aggregare sembrava esser l'odio per il nemico. Vent'anni dopo, l'unico dio sembrava invece essere il danaro e l'ambizione di costruire una nuova Georgia e proiettarla nel mondo con l'aiuto di architetti europei che con le loro opere avveniristiche avevano sfregiato il profilo della città con edifici che non solo non avevano niente a che fare con le tradizioni georgiane ma che testimoniavano come 70 anni di Unione sovietica avessero creato le condizioni per indebolire gli elementi di forza della cultura georgiana e avessero contribuito alla sostanziale erosione del gusto e dello spirito di originalità della culla dell'Occidente.






scena quarta del simon boccanegra Gabriele e Amelia http://www.intratext.com/IXT/ITA1647/_PC.HTM

Sì, sì dell'ara il giubilo

Contrasti il fato avverso,

E tutto l'universo

Io sfiderò con te.

Innamorato anelito

È del destin più forte,

Amanti oltre la morte

Sempre vivrai con me.